21 marzo 2025

Un tema quaresimale LE TENTAZIONI DI CRISTO DI SANDRO BOTTICELLI, nella CAPPELLA SISTINA

Il programma iconografico della Cappella Sistina prima degli interventi di Michelangelo (1508-1512) è semplice e, nello stesso tempo, interessante. Sulle pareti di fondo e sulle due laterali, al di sopra di una fascia decorata a finto panneggio, trova posto una duplice serie di riquadri: la prima rappresentava episodi della vita di Mosè, posti in parallelo con la raffigurazione di momenti della vita terrena di Cristo.

Le Storie di Mosè affrescate sulla parete sinistra riguardano i seguenti fatti: Il viaggio di Mosè in Egitto, opera del Perugino; Fatti della vita di Mosè, di Sandro Botticelli; Passaggio del Mar Rosso, attribuito a Biagio d’Antonio Tucci; Consegna delle tavole della Legge, di Cosimo Rosselli; Castigo di Core, Datan e Abiron, ancora del Botticelli; Testamento e morte di Mosè, opera congiunta di Botticelli, Luca Signorelli, Bartolomeo della Gatta e di un altro pittore ignoto.

Sulla parete opposta trovano posto le Storie di Cristo: nell’ordine, Battesimo di Cristo, di Perugino; Tentazioni di Cristo, di Botticelli; Vocazione dei primi apostoli, del Ghirlandaio; Discorso della montagna, attribuito a Cosimo Rosselli; La consegna delle chiavi, di Perugino e Signorelli; L’Ultima Cena di Cosimo Rosselli con Biagio d’Antonio Tucci

Nelle intenzioni dei teologi che istruivano gli artisti in merito a ciò che doveva essere realizzato, occorreva mostrare la sostanziale continuità tra ciò che Dio fa conoscere di sé nell’Antico Testamento e ciò che Cristo rivela nella sua stessa persona, come è narrato nel Nuovo Testamento. In senso più profondo si tratta di rendere evidente che Cristo è il compimento di ogni promessa e che la vita di Mosè è una sorta di preparazione alla venuta del Figlio di Dio.

A questo proposito è emblematico il caso de Le tentazioni di Cristo, posta di fronte ai Fatti della vita di Mosè entrambe opere di Alessandro Filipepi, detto Botticelli, uno dei maggiori esponenti del Rinascimento, che lavora nella Sistina tra il 1480 e il 1482. L’ultimo restauro dell’opera, terminato nel 1994, ha messo in evidenza la vivacità dei colori utilizzati dall’artista, tonalità imitate dallo stesso Michelangelo, a partire dal 1508, anno in cui viene chiamato da papa Giulio II per dedicarsi alla decorazione della volta. Utilizzando un’ampia gamma di colori l’artista esprime la sua completa adesione all’entusiasmo rinascimentale, suscitato dalla consapevolezza delle potenzialità dell’uomo che, sfruttando le proprie capacità, è in grado di realizzare opere del tutto nuove sui versanti compositivo ed espressivo. La cultura del Rinascimento non esclude, nemmeno nell’arte sacra, i rimandi alla cultura antica che, purificata dal paganesimo, è in grado di offrire spunti preziosi se interpretata in senso figurale. I personaggi legati alla cultura classica costituiscono anche una sorta di “ornamento” a corredo dei fatti rappresentati. Questo avviene anche ne Le tentazioni di Cristo, di Botticelli. Nell’opera vengono raffigurati i tre momenti in cui Cristo è tentato nel deserto prima di dare inizio alla sua vita pubblica, secondo quanto narrato dagli evangelisti e soprattutto da Matteo; non mancano tuttavia i personaggi “profani”, la cui presenza ha la funzione di fornire dettagli capaci di vivacizzare la composizione e di conferire enfasi alla vicenda.

ASarà il Concilio di Trento (1545 – 1563) a decretare che l’arte sacra deve spogliarsi degli ornamenti e dei riferimenti profani per assolvere alla sua funzione: istruire i fedeli ed accrescere la devozione.